Dopo aver parlato di Malta e Creta, oggi tocca ad un'altra isola.

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Quella di Montecristo rappresenta una delle tante suggestive isole presenti a largo del nostro Paese e che offre l'opportunitá di poter scoprire e ammirare magnifici ambienti naturali, talvolta ancora selvaggi. Per coloro che amano la natura, il mare e gli scorci unici offerti dalle nostre isolette, questi sono veri e propri tesori sempre piú rari da ammirare ed elementi preziosi da conservare. Anche per questo l'isola di Montecristo rappresenta un'area protetta facente parte del complesso delle Riserve Naturali Statali e del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano.

Per quanto riguarda la sua denominazione, secondo alcune fonti, nel corso del tempo è tramutata da Oglasa di etá classica in "Monte Christi" (cioè Monte di Cristo) in etá medievale, presumibilmente per via dell'ambiente ecclesiale e soprattutto monastico che pervase l'isola, a partire dal Vº secolo d.C., grazie alla presenza del Monastero di San Mamiliano. Una struttura religiosa attorno alla quale, come vedremo meglio in seguito, sorsero delle leggende. Tuttavia, esistono anche notizie che raccontano un'altra storia sulla denominazione di questa perla dell'arcipelago toscano.

Infatti, secondo altre fonti, originariamente quest'isola sarebbe stata denominata Monte di Giove o Montegiove, per via della presunta presenza nel suo territorio di un tempio romano dedicato al Dio Giove (in realtá questo non era altro che ció che restava della Fortezza di Montecristo di epoca medievale, XIIIº secolo circa) e successivamente tramutata in Monte Cristo, a seguito della presenza di monaci in quest'area insulare del territorio toscano. Comunque, l'isola venne anche denominata San Mamiliano, dal nome del vescovo eremita che vi si stabilí fino al 460.

L’Isola di Montecristo, infatti, si trova all’interno del Parco naturalistico delle Isole Toscane ed è protetta dal 1971. Uno dei porti di partenza per raggiungere Montecristo è l’Isola del Giglio che dista 27,4 miglia nautiche (circa 43 km). Se sapete già come arrivare all’Isola del Giglio, non vi resta che godere a pieno della vostra escursione a Montecristo.

La misteriosa isola di Montecristo nell’Arcipelago Toscano

L’Isola di Montecristo si estende per 10 km2 ed è la più selvaggia e inaccessibile delle isole dell’Arcipelago Toscano, nonché la più lontana dalla costa. La sua forma piramidale con la base bassa e larga composta prevalentemente di granito grigio-rosa ricoperta da una fitta vegetazione mediterranea la rende più imponente di quello che è con i suoi 645 m. sopra il livello del mare. L’isola è disabitata, il suo aspetto inospitale ha tenuto lontani gli uomini dall’insediarsi a parte una parentesi nel V secolo in cui dei monaci ed eremiti cercarono di renderla abitabile, occupando una parte del territorio e di cui oggi è possibile visitare i resti del monastero, posto a 345 m. di altezza dopo aver percorso un ripido sentiero – una mulattiera – per circa un’ora.

L’isola di Montecristo ospita, però, una flora e una fauna autoctone ed è luogo di rifugio di diverse specie di uccelli migratori. L’isola è “dominata” dalle oltre 400 capre selvatiche che la popolano; la razza fu presumibilmente introdotta dai fenici, provenienti dall’Asia Minore. La loro vorace presenza ha decisamente modificato la vegetazione originaria.

Il punto di approdo più agevole è Cala Maestra sul versante nord-occidentale, da qui è possibile scorgere l’unica costruzione dell’isola: villa Watson-Taylor, una sontuosa costruzione risalente alla metà del secolo scorso costruita dall’allora proprietario dell’isola, il britannico George Watson Taylor. La villa è circondata dagli unici alberi presenti sull’isola e il vallone si affaccia sull’unico spazio permanentemente abitato dove risiedono i guardiani dell’isola in pianta stabile e qualche guardia forestale in visita durante la bella stagione.

Isola di Montecristo come arrivare e come organizzare una visita guidata

Montecristo è in provincia di Livorno e il comune più vicino è Porto Ferrario, sull’Isola d’Elba che amministrativamente governa Montecristo ed è anche il principale porto di partenza per le escursioni.

L’accesso a Montecristo è limitato a un massimo di 2000 visitatori l’anno, su prenotazione, si tratta prevalentemente di ricercatori che operano nelle riserve biogenetiche del Parco, scolaresche, circoli ricreativi, volontari, associazioni naturalistiche. Le prenotazioni si effettuano online presso il sito ufficiale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. I visitatori sono tenuti al rispetto anche di alcune regole comportamentali:

  • L’accesso all’isola è vietato ai minori di 12 anni;
  • È sempre vietata la balneazione;
  • È vietato il prelievo di qualsiasi tipo di specie animale o vegetale o elementi di interesse geologico (pietre, terra, sabbia).

L’escursione consiste in una passeggiata di trekking limitata ai soli tre percorsi prestabiliti.

La prenotazione è nominativa e il pagamento anticipato. Le visite partono regolarmente nelle date fissate dal porto di Piombino marittima fino a Porto Azzurro sull’Isola d’Elba e da qui si prende il mezzo per Montecristo. In alcuni casi sono previste partenza anche da porto santo Stefano e dall’Isola del Giglio, ma occorre informarsi in anticipo. Ogni visita in calendario è riservata a un massimo di 75 persone al costo di 100 € a persona (60 € per i residenti dell’Arcipelago Toscano in sole due giornate di visita l’anno riservate). I periodi di fruizione sono compresi tra:

  • 2 marzo – 15 aprile;
  • Dal 15 maggio – 31 ottobre.

Il periodo compreso tra il 16 aprile e il 14 maggio le escursioni sono sospese per tutelare l’avifauna. Il calendario prevede 22 giornate di visita per un totale di 1600 persone l’anno accompagnate dalle guide specializzate del Parco in gruppi da 25 persone e per un massimo di 75 visite al giorno. Le mini crociere sono vietate.

I luoghi segreti dell’Isola custode di miti e leggende

Isola di Montecristo come arrivare

L’Isola di Montecristo risulta avvolta in un alone di mistero, una matassa di miti e leggende di cui non tutti abbiamo sentito parlare ma in grado di stupire chiunque ne senta qualcosa la prima volta. Chi ha letto “Il Conte di Montecristo” sa già a cosa stiamo accennando e riconosce l’inaccessibilità e la magia che la caratterizza perché narrata così dal grande Dumas. Quello che viene narrato nel libro non è tutto frutto della fantasia dello scrittore, ma si tratta davvero di un vero e proprio scoglio in mezzo al Mar Tirreno la cui storia si interseca a varie leggende. La sola testimonianza relativa ad insediamenti umani riguarda coloro che si sono ritirati nel Monastero di San Mamiliano qui presente e coloro che fecero da guardia presso la Fortezza di Montecristo.

Il Monastero di San Mamiliano, oggi visitabile, è stato datato dagli esperti come risalente al V secolo d.C. e la sua fondazione viene associata ai monaci eremiti che vivevano sul luogo in cui sorgeva un tempio dedicato al dio Giove.

A proposito di questo tesoro nascosto, in effetti nel 2004 è stato rinvenuto un tesoro di monete d'oro sotto l'altare della chiesa di San Mamiliano, circa 500 pezzi risalenti al periodo degli imperatori Leone Iº e Antemio, tra il 457 ed il 474 d.C. e quindi poco tempo la morte di Mamiliano. Tuttavia, la chiesa in questione è quella situata a Sovana, in provincia di Grosseto, e non quella dell'isola di Montecristo. Dalla leggendaria presenza di questo tesoro, poi, come abbiamo accennato, ne ha fatto riferimento Alexandre Dumas (padre) nel suo celebre "Il Conte di Montecristo".

Nei secoli successivi si alternarono monaci di ordinamenti diversi ma i continui attacchi esterni, soprattutto da parte di pirati saraceni, hanno messo a dura prova la prosperità del monastero che venne definitivamente abbandonato nei primi anni del sedicesimo secolo. Vi sono alcune testimonianze risalenti al 1800 secondo cui qualche eremita ha scelto di insediarvici soprattutto perché il Monastero era diventato famoso per via di una leggenda che lo vedeva custode di un tesoro inestimabile (elemento principale del romanzo di Dumas).

A San Mamiliano è stata dedicata, inoltre, una grotta coincidente con l’originale eremo in cui l’ex vescovo di Palermo si rifugiò per sfuggire ai Vandali. Un’ulteriore leggenda narra che qui vivesse un drago, sconfitto proprio dal Vescovo: nel punto esatto dell’uccisione, oggi è possibile ammirare una sorgente d’acqua e a proposito di sorgenti d’acqua, secondo una tradizione popolare dal Fosso del Diavolo sgorgherebbe dell’acqua che provoca la morte lenta di chi la beve. Oltre al Monastero e alle sorgenti d’acqua citate potrete visitare i ruderi della Fortezza di Montecristo eretta nel tredicesimo secolo per avvistare e difendersi dai pirati.
Insomma, per quanto possa apparire piccola ed insignificante si tratta in realtà di un luogo che vale la pena visitare soprattutto perché stimola la curiosità e la fantasia di ciascuno di noi, oltre ad essere un luogo “selvaggio”.

Autore: Enrico Mainero

Immagine di Enrico Mainero

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